Ferito a morte di Raffaele La Capria, vincitore del Premio Strega 1961, ha profondamente colpito il circolo. I temi, lo stile, la storia in sé… un bellissimo romanzo, particolarmente impegnativo che richiede concentrazione nella lettura e, perché no, per cui può essere utile una rilettura. Ce chi lo ha affrontato previa lettura delle introduzione (in base alle edizioni Domenico Starnone o Sandro Veronesi) e non sempre ha funzionato, chi invece ha preferito leggerlo senza intermediazioni facendosi catturare dalla storia. La Capria racconta la storia di Massimo e della sua disillusione d’amore ma racconta anche Napoli, la speculazione edilizia, il mare, l’indolenza di una città negli anni successivi alla guerra fino all’inizio degli anni ’60. Lo fa con un romanzo che riesce ad essere sperimentale, corale, metafisico, politico, dalla struttura narrativa raffinata e per niente banale. Ci ha ricordato per certi versi la scrittura di Gadda, il cinema di Sorrentino, ci ha fatto ricordare l’immensa Ortese. E’ stata una discussione bellissima e coinvolgente, bisognava esserci.
Visto a teatro fue tre anni fa, non mi aveva proprio detto niente. Insipido e noioso. Può essere che il libro sia diverso