L’Arminuta di Donatella Di Pietrantonio è l’ultimo libro scelto per quest’anno. Si tratta di un romanzo che non può lasciare indifferenti.
La cornice è quella dell’Abruzzo, terra dura e genuina che si presenta con i suoi colori, odori e rumori.
Narrato in prima persona, è la storia di una bambina che viene restituita. La protagonista ha vissuto fino a 13 anni con quella che pensava fosse la sua famiglia, quando viene improvvisamente catapultata in un’altra realtà: dalla città al paese, dall’agiatezza alla povertà. Orfana di due genitori viventi, spedita come un pacco, non conosce le ragioni di questo cambiamento così improvviso.
Nella storia vengono scandagliati i sentimenti di una ragazza che si sente, e di fatto lo è stata, abbandonata due volte. La sua capacità di adattarsi alle nuove situazioni non serve a lenire il dolore e lo smarrimento.
Protagonista indiscusso dell’opera è il tema della maternità, oltre ai legami familiari e agli strappi a cui la vita ci sottopone, il tutto visto dagli occhi di una ragazzina di tredici anni.
L’autrice fa narrare la propria protagonista in maniera letterariamente “esatta”, evocativa e, insieme, agile e scorrevole. Non si abbandona a esagerati psicologismi né descrizioni: leggendola si ha l’impressione che dia sempre informazioni utili, nel modo giusto. Lascia che il lettore tragga, o deduca, la completezza delle sfaccettature umane da ciò che descrive, il che risulta assai più efficace e illuminante di qualsiasi spiegazione.
Ci sono romanzi che toccano corde così profonde e ancestrali che eleggiamo immediatamente a capolavori moderni. Ciò è capitato con questo, probabilmente proprio perché intenso e carico di significato.