Il manoscritto di Brodie

Il manoscritto di Brodie è una raccolta di 11 racconti di Jorge Luis Borges pubblicata nel 1970

A settant’anni Borges decide che è giunto il momento di cimentarsi nella scrittura di quello che egli definisce “racconti diretti”. Nasce così questo libro che, pubblicato nel 1970, si presenta come l’unico integralmente narrativo. Molti racconti, ambientati nel mondo della periferia di Buenos Aires, rievocano la società violenta, retta da precisi codici, che aveva già fatto da sfondo alle prime opere: emerge in tal modo l’altro volto di Borges, contrassegnato dalla nostalgia dell’azione, che accompagna costantemente la costruzione di avventure della mente.                                                                                                                                     

Il libro prende il titolo dall’ultimo viaggio intrapreso da Lemuel nei Viaggi di Gulliver, con l’unica differenza, precisa Borges, che i suoi racconti sono fantastici. Il manoscritto di Brodie raccoglie undici racconti brevi, dei piccoli capolavori, che come voleva l’autore, dovevano distrarre o commuovere e non persuadere il lettore. J. L. Borges, ormai sopraffatto dalla cecità, li compone per mettersi alla prova e sono testi che fanno vedere le cose a chi legge, scriveva Italo Calvino. Infatti in ambientazioni diverse, fra la città e la campagna, leggiamo di passioni, amori, viaggi, duelli e crimini. Ci sono i gauchos, i guappi e nell’ultimo racconto Il manoscritto di Brodie, perlustriamo il paese fantastico degli Yahoos, nel brano una tribù dell’Amazzonia, proprio come se fossimo degli esploratori. Il manoscritto di Brodie, considerato ingiustamente una delle opere minori di Borges, rispetta in pieno la poetica dell’universo borgesiano. Undici brevi racconti, perché undici era il numero trasgressivo dei futuristi, scritti traendo spunto dalla vita e dal sapere enciclopedico dello scrittore argentino. I suoi aforismi e l’eco dei richiami letterari e filosofici ad alcuni autori da lui tanto amati, Schopenhauer, Heidegger, Spinoza, Joseph Conrad e Swift, fanno di questo libro un’opera senza eguali. Ogni racconto, cui spesso Borges, nel suo costante gioco di intertestualità, di invenzione del “precedente”, attribuisce una tradizione orale, un racconto passato di bocca in bocca prima di approdare a lui, diviene, nella sua linearità, non un “esempio” paradigmatico, ma un sempre diverso e irrituale “caso” di vita. C’è il caso del delatore raccontato dallo stesso.

L’intrusa
La storia racconta di Cristiań e Eduardo Nilsen due fratelli molto uniti, la cui amicizia viene messa in pericolo quando il più anziano, Cristiań, porta a casa e comincia a convivere con la sua ragazza, Juliana Burgos. La ragazza viene trattata come una serva, ma presto Eduardo comincia a innamorarsi di lei e diviene geloso di suo fratello. Un giorno Cristian offre a Eduardo di “condividere” la “serva”, ma dopo che un amico li ebbe presi in giro, Cristiań e Eduardo, dopo una breve discussione, decidono di vendere Juliana a un bordello. Poiché entrambi sono innamorati di Juliana, segretamente tutti e due si recano a trovarla, e, infine, decidono di riprenderla con loro. Tuttavia il loro rapporto come fratelli ricomincia a deteriorarsi, quindi Cristiań decide di assassinare Juliana, così un altro vincolo li univa: la donna tristemente sacrificata e l’obbligo di dimenticarla.

L’indegno
Racconta la storia di Santiago Fischbein, un uomo ebreo che, in gioventù, aveva coltivato qualcosa di simile ad una amicizia con uno dei più temuti e rispettati tra i giovani delle bande di quartiere: Ferrari Francisco. Un giorno, Ferrari e Don Eliseo Amaro, il suo principale alleato, progettano una rapina ad una fabbrica tessile e a Santiago viene chiesto di andare a vedere la fabbrica per controllare il suo accesso. Pochi giorni dopo Santiago, decide di andare dalla polizia per denunciare il piano che la banda aveva programmato di fare. La notte della rapina, le guardie entrare nell’edificio dopo i banditi, e Santiago sente quattro scariche di pistola, poco dopo, la polizia trascina via dalla fabbrica morti, Amaro e Ferrari, discolpandosi con la scusa che erano stati i furfanti i primi a sparare. Santiago, da suo conto, dice che era una bugia perché essi non avevano le pistole, e spiega che lui era stato imprigionato e rilasciato dopo poco tempo.

Storia di Rosendo Juárez
Borges racconta la storia di Rosendo Juarez, un giovane gaucho del quartiere di Maldonado, che aveva assassinato un uomo soprannominato Garmendia in una lotta con i coltelli. Dopo aver trascorso del tempo in prigione, Juárez viene rilasciato perché incomincia a lavorare come guardia del corpo per un politico. Un giorno, poco dopo essere arrivato a un ballo, un gaucho soprannominato “il Corralero”, che la sera stessa verrà in seguito ritrovato morto, incomincia a provocarlo. Juárez, vedendosi riflesso in Corralejo si vergogna, si alza dal suo posto e se ne va, sembrando a tutti un codardo che non vuole combattere.

LA MORTE E LA BUSSOLA.   Lönnrot indaga su una serie di fatti di sangue che culminano nella villa di Triste-le-Roy. La prima vittima, il dottor Marcello Yarmolinsky, viene ucciso all’Hotel du Nord dove alloggia in occasione di un convegno talmudico. Sul luogo del delitto un foglio con una messaggio enigmatico: “La prima lettera del Nome è stata articolata”. Il secondo uomo assassinato, Daniel Simón Azevedo, noto ladro e delatore, viene ritrovato in una zona desolata dei sobborghi. Sul muro una scritta in gesso: “La seconda lettera del Nome è stata articolata”. Il terzo omicidio vede coinvolto un certo Gryphius, visto uscire da una taverna con degli amici e mai rientrato, con il solito messaggio: “L’ultima lettera del nome è stata articolata”. Gli indizi portano Lönnrot fino alla villa di Triste-le-Roy, dove sembra celarsi la soluzione del caso.

Come Borges,il criminale ama la simmetria, il rigore, il sillogismo, pensa ed esegue su un piano matematico; il detective finisce per trovarsi nel punto prestabilito di un rombo disegnato sulla pianta della citta’ e il killer l’uccide procedendo come per dimostrare un teorema more geometrico.             Potremmo quasi affermare che Borges e’ il simbolo letterario del problema della razionalita’ del reale e della sua temibile conseguenza : la paralisi. L’effetto racchiude realmente qualche elemento nuovo ? ‘Causa sive ratio’ : l’avvenire scompare perche’ tutto e’ determinato dalla concatenazione delle cause. Come in ogni universo determinista nulla e’ realmente nuovo ma,per dirla con un testo mussulmano che Borges ama citare, tutto e‘ scritto.         Nel  diventare geometria, il racconto fa il suo ingresso nel regno dell’eternita’ e quando lo leggiamo quel museo di forme perpetue si trasforma in un simulacro di tempo. Al termine della lettura, le ombre dell’eternita’ tornano a posarsi sui personaggi.                                                                                                Letteratura atemporale dalla quale i razionalisti come Borges possono giungere a congetture del tipo : ma non saremo anche noi in un libro che qualcuno sta leggendo ? E se le nostra vita non fosse soltanto che il tempo della lettura ? 

IL GIARDINO DEI SENTIERI CHE SI BIFORCANO.  “A differenza di Newton e di Schopenhauer, il suo antenato non credeva in un tempo uniforme, assoluto. Credeva in infinite serie di tempi, in una rete crescente e vertiginosa di tempi divergenti, convergenti e paralleli. Questa trama di tempi che si avvicinano, Si biforcano, si intersecano o si ignorano per secoli, abbraccia tutte le possibilità. Nella maggioranza di quei tempi non esistiamo; in alcuni esiste lei e io no; in altri, io, e non lei; in altri tutti e due”.

La storia viene narrata sotto forma di un documento scritto dal professore cinese Yu Tsun, che vive in Inghilterra durante la Prima guerra mondiale ed è una spia al servizio dell’Impero tedesco. Braccato dal capitano Richard Madden, Tsun, la cui identità è stata scoperta, non ha modo di contattare direttamente i suoi superiori per riferire il luogo dove sono localizzate le artiglierie del XI Parco britannico.

Tsun trova sulla guida telefonica il nome della sola persona che possa permettergli di trasmettere l’informazione, e fugge in treno per raggiungerlo; Madden giunge alla stazione troppo tardi.

Nel frattempo, Tsun riflette sul suo passato, sulla sua giovinezza in Cina e in particolare sul suo antenato Ts’ui Pen, noto per due opere: un romanzo, apparentemente insensato, e la costruzione di un labirinto, che nessuno è mai riuscito a ritrovare.

Tsun raggiunge la persona da lui cercata, Stephen Albert, uno studioso di lingua e letteratura cinese. Con sorpresa di entrambi, si scopre che Albert ha studiato proprio l’opera di Ts’ui Pen, antenato di Tsun, e ne ha decifrato l’enigma. Il libro e il labirinto sono in realtà la stessa opera: il “giardino dei sentieri che si biforcano” menzionato da Ts’ui Pen è il suo romanzo, un’opera letteraria che cerca di descrivere tutti i possibili risultati di un evento, ognuno dei quali conduce ad una ulteriore moltiplicazione di conseguenze, in una continua “ramificazione” dei possibili futuri (il che ricorda l’interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica). Non si tratta quindi di un labirinto “fisico”, ma di un labirinto temporale, un labirinto di simboli.

Tsun è commosso e ammirato dall’intuizione di Albert, che ha svelato il segreto del suo antenato.

In questa concezione dell’universo, spiega Albert a Yu Tsun, esistono linee temporali in cui Albert e Tsun non esistono, altre dove solo uno dei due esiste; fortunatamente, commenta Albert, nella “loro” particolare linea temporale, i due si sono incontrati e hanno potuto discorrere di Ts’ui Pen e del suo “giardino”.

Ma Tsun, anche se con estrema riluttanza, spara ad Albert e lo uccide. Troppo tardi sopraggiunge Madden, che arresta Tsun.

Solo alla fine il lettore viene a conoscenza del motivo dell’omicidio: la notizia dell’uccisione di Albert da parte di Yu Tsun viene pubblicata sui giornali britannici, e il “Capo” di Yu Tsun decifra il “messaggio”: la località dove è posizionata l’artiglieria britannica è proprio la città chiamata Albert.

Tsun ha comunicato il messaggio, sconfiggendo Madden e ritardando l’offensiva britannica. Ma la sua vittoria, ottenuta a prezzo della vita di Albert, lo riempie di amarezza, di rimorso e di stanchezza.

Il giardino dei sentieri che si biforcano affronta alcuni dei temi tipici dell’opera di Borges: il labirinto, il tempo, i libri. La ramificazione dei vari tempi è affrontata anche, ad esempio, nel racconto di Borges “Esame dell’opera di Herbert Quain”, dove una delle opere prevede la ramificazione di diverse possibili linee temporali, in questo caso però di molteplici possibili passati convergenti in un unico futuro.

Il grande autore argentino Jorge Luis Borges ne “Il giardino dei sentieri che si biforcano” (1941) sembra voler sfidare le possibilità del racconto, cercando di concentrare il massimo contenuto nel minimo spazio narrativo.
La vicenda è una costruzione a scatole cinesi che inizia come un racconto di spionaggio (un agente segreto al servizio dei tedeschi durante la prima guerra mondiale cerca di sfuggire alla cattura, cercando nel contempo di passare un’informazione vitale al suo comando), ma si sviluppa come un’indagine sulla leggendaria impresa del saggio cinese Ts’ui Pen, creatore de Il giardino dei sentieri che si biforcano, che però non è un vero labirinto, ma una sorta di romanzo “totale” che simula tutte le infinite e quindi “labirintiche” possibilità narrative.
A questo punto il testo di Borges, che avendo lo stesso titolo si rispecchia nel romanzo di Ts’ui Pen, non solo diventa un racconto filosofico sulla natura dell’universo, ma attraverso la trama poliziesca, che riprende il sopravvento nel finale con una soluzione imprevedibile, è un’occasione per interrogare la propria natura di costruzione narrativa dalle infinite possibilità.
Come spiega alla fine lo studioso di Ts’ui Pen alla spia:Ts’ui Pen credeva in infinite serie di tempo, in una rete crescente e vertiginosa di tempi divergenti, convergenti e paralleli. Questa trama di tempi che s’accostano, si biforcano, si tagliano o s’ignorano per secoli, comprende tutte le possibilità”.

ANALISI.  Borges è lo scrittore preferito di Papa Francesco, ed ha ispirato in vario modo autori come Umberto Eco, Italo Calvino, Leonardo Sciascia, Philip K. Dick, Paul Auster e altri. Borges è famoso per i suoi racconti fantastici che affrontano temi classici come il doppio, i paradossi temporali, le realtà parallele e oniriche e via dicendo. I due racconti presenti in questo volume (e nella raccolta Finzioni, pubblicata da Adelphi), non fanno eccezione. “La morte e la bussola” è un giallo perfettamente architettato che porta il lettore alla soluzione finale dell’enigma, con sorpresa. Ne “Il giardino dei sentieri che si biforcano” , la cui trama non va svelata, si parla di labirinti, di libri e di tempo, in maniera molto moderna e suggestiva. Due racconti che invogliano il lettore a leggere altre opere di uno degli autori più influenti del secolo scorso.

Franco Davino

Author: Libri insieme, liberi insieme

Il Gruppo di lettura “Libri insieme, liberi insieme” è nato nel 2008 da un’idea di Enza Davino, insegnante di lettere ora in pensione, che tuttora lo coordina. Si riunisce una volta al mese nella Biblioteca Comunale. I percorsi di lettura sono decisi coralmente. È un gruppo aperto a tutte le persone a cui piace leggere; per partecipare non è necessario alcun tipo di iscrizione o incombenza burocratica. Basta venire in biblioteca e unirsi a noi.

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