“La bella estate”, scritto da Pavese nel 1940, pubblicato insieme a “Il diavolo sulle colline” (1948) e “Tra donne sole” (1949), ha valso al suo autore il Premio Strega nel 1950. Definito dallo stesso autore “la storia di una verginità che si difende” è la storia di Ginia e del suo percorso di crescita dall’adolescenza all’età adulta.
Anche se più di una di noi ha trovato faticosa la lettura, per quella sottile angoscia che è la cifra stilistica di Pavese e che troviamo anche qui, il libro è stato molto apprezzato e ci ha lasciato il desiderio di leggere anche il resto della trilogia. Ci ha molto colpito la libertà di Pavese nel parlare di temi delicati (l’omosessualità, la sifilide, la libertà delle donne) e la sua capacità di raccontare la giovanissima Ginia, la sua amicizia con Amelia che le fa conoscere un mondo nuovo e da cui si allontana per poi riavvicinarsi, l’infatuazione per Guido e la disillusione che ne consegue, il suo sospetto per Rodriguez dovuto probabilmente alla sua incapacità di comprenderlo. Il tutto ambientato in una Torino livida, moderatamente bohemien, in cui Ginia può girare liberamente.
Ci piacerebbe sapere cosa pensa del racconto un’adolescente di oggi, se negli slanci e nel dialogo interiore di Ginia si ritrova o meno, è una lettura che ci sentiamo di consigliare e che sarebbe bello condividere con lettrici e lettori più giovani.
Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 9 settembre 1908 – Torino, 27 agosto 1950) è stato scrittore, poeta, traduttore e critico letterario italiano. Fondamentale il suo ruolo nella casa editrice Einaudi.
Il Premio Strega è considerato il più importante premio letterario italiano, nato nel 1947 su iniziativa di Maria Bellonci: https://www.premiostrega.it/