SUL LIBRO
Incrociando efficacemente la vita di Anna Achmatova (1889-1966) con gli avvenimenti contemporanei e molta autobiografia, Paolo Nori da un lato compie una lettura dell’attuale e dall’altro offre il ritratto di un’epoca nella quale spiccano i versi di una poetessa dalla forte personalità, che le difficoltà e i dolori non riescono a piegare, testimone dell’essenziale e del quotidiano, intensa voce del popolo russo.
STILE
Originale e accattivante, caratterizzato da un’ironia pungente, è un continuo andirivieni tra passato e presente, episodi autobiografici, poesie, frammenti di storia, opinioni e critiche personali. Come nei disegni esplosi, tramite l’utilizzo indispensabile della proprietà associativa, viene ricostruito l’insieme attraverso lo sguardo ai particolari, solo apparentemente dissociati. Vita e opere di Anna Achmatova e di Paolo Nori si ritrovano insieme, malgrado la lontananza temporale e fisica, in una dimensione che all’inizio può disorientare, poi ammalia e cattura trasportando nell’affascinante e variegato universo della letteratura russa.
DA LEGGERE PERCHÈ
Denso di riferimenti storici e letterari, spalanca l’affascinante panorama della cultura russa e coinvolge con l’amore appassionato che l’autore nutre nei suoi confronti e che ha segnato la sua storia personale. La figura di Anna Achmatova resta indelebilmente impressa nell’immaginario, suscitando il desiderio di leggerne e rileggerne le opere.
CITAZIONE
’L’Achmatova era essenzialmente un poeta dei legami umani: legami vagheggiati, tesi, troncati. All’inizio rappresentò queste fasi attraverso il prisma del cuore individuale, poi attraverso il prisma della storia, di quella che era la storia. […] Questo è anche il motivo per il quale i versi dell’Achmatova sono destinati a sopravvivere: per la loro prosodia, perché sono carichi di tempo, in tutt’e due le accezioni. Sopravvivranno perché il linguaggio è più antico dello stato e perché la prosodia sopravvive sempre alla storia. Si può dire anzi che non ha bisogno della storia; tutto quello di cui ha bisogno è un poeta; e proprio questo, nient’altro che questo, era l’Achmatova.’ (P. Nori citando Il canto del pendolo di Iosif Brodskij)
SUGGESTIONI
- Prospettiva Nevski, F. Battiato, 1980
- Luna allo zenit, A. Achmatova, Passigli, 2021
- Due volte che sono morto, P. Nori, Chora Media-Rai Play Sound, 2023
Scopri il nostro diario.
Era il 1989, eravamo in un’aula al primo piano del dipartimento di Lingue e letterature straniere dell’Università di Parma, in viale San Michele, la professoressa Siclari ha letto, in russo, una poesia di Anna Achmátova e io, avevo cominciato da poco a studiare russo, non ci ho capito niente, ma l’effetto di quella lettura, di quei suoni, di quel significante, privo, per me, di significato, era stato il fatto che la stanza dove eravamo si era dipinta di blu, era diventato tutto leggero e era stato chiarissimo, non avevo più dubbi: avrei studiato il russo per il resto della mia vita.
Paolo Nori
“Qualche volta la pagina vuota presenta molte possibilità”
O preferiresti essere un pesce?
La poesia in traduzione, l’impermeabile, Jim Jarmusch, Rod Padgett,
Paterson, Paolo Nori, Anna Achmàtova