James non è un ragazzo anticonformista nè ribelle, come molti lettori di questo famigerato libro tentano di far credere. Vive in una famiglia agiata, non commette nessun atto particolarmente grave o contrario alle imposizioni della società americana del tragico post-11 settembre. E’, questo sì, un ragazzo problematico, introverso, che fatica a trovare punti di contatto coi propri coetanei e a ricavare affetto e attenzione dai propri genitori. Una tale solitudine, lo porta a commettere azioni grottesche o arroganti. Azioni che soltanto un diciottenne potrebbe giustificare. E’ alla ossessiva ricerca di una vita autentica circondata da oggetti autentici e persone autentiche. Soltanto sua nonna Nanette sembra rispettare queste promesse e con lei comincia a tessere un rapporto confidenziale che lo alleviano dai dolori quasi titanici che questo ragazzo dai tratti mitologici sembra dover sopportare tutti insieme.
La tecnica di Cameron è dubbia, ma quasi all’unanimità abbiamo convenuto che se si fosse trattato di un racconto avrebbe colpito nel segno. E, invece, risulta un buon libro senza molto da dirci in più, né sulla vita, né sull’adolescenza.
Stiamo ancora aspettando che Cameron scriva il proprio capolavoro.